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VINCENZINA MARGANI 

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A 40 anni dalla sua morte

Vincenzina nacque a Balsorano, in via Sant'Antonio, nei pressi del Convento dei frati minori, in provincia dell'Aquila, il 22 dicembre 1926 da Antonio e Chiara Fantauzzi, entrambi di Balsorano, prima di tre figli. Il giorno dopo la nascita, 23 dicembre, fu battezzata, presso la Chiesa parrocchiale della SS. Trinità, dall'arciprete don Antonio Macciocchi. Visse gli anni della fanciullezza guidata dai genitori e dal parroco. A soli cinque anni e mezzo, per suo grande desiderio, fu ammessa a ricevere per la prima volta Gesù. In alcune note biografiche cosi racconta: «Sentii parlare di Gesù e della Prima Comunione, fui presa da una smania indescrivibile, tanto era il desiderio di riceverlo nel mio cuore che frequentavo con tanto amore il catechismo, ma ero piccola. Non sentivo nessun sentimento, ma era solo il trasporto per Gesù eucaristia. Il giorno 4 giugno 1931 feci la prima comunione e fra qualche grazia che chiesi a Gesù ci fu quella che volevo morire e non offenderlo col peccato». Frequentò la scuola elementare e, terminata la classe quinta, com'era di norma per i ragazzi del paese, particolarmente per le ragazze, iniziò a dare un consistente aiuto alla famiglia, sia in casa che in campagna. Negli anni che seguirono s'iscrisse alla Pia Unione delle Figlie di Maria. «In questa Associazione-ricorda - ci stavo con tanto amore e le conferenze erano da sprone a proseguire la via intrapresa. La parola e gli esempi continui mi penetravano l'anima e ogni volta che ricevevo Gesù rinnovavo la promessa della prima volta: prima la morte e poi il peccato». Gli anni passavano e lei cresceva "attaccata" alla Chiesa, cercando di rendersi utile, anche, nelle pulizie e nel procurare fiori per Gesù. Con l'adolescenza cominciò ad procurare fiori avvertire le attrazioni del mondo, gli inviti delle coetanee che la distoglievano da Gesù e dalle promesse fatte. A tal riguardo dirà: «Lottai per alcuni anni con i sentimenti del mondo e quello d'amare Gesù, ma all'età di 17 anni mezzo Gesù mi chiamò a sé con la malattia, allora caddero immediatamente le idee del mondo, usavo tutti i mezzi per poter guarire però pensavo sempre di consacrarmi al Signore anche restando nel mondo». Dal 26 luglio 1944 iniziò il calvario tra medici, ospedali, operazioni, sofferenze. L'11 luglio 1948 fu ricoverata presso l'ospedale "SS. Trinità" di Sora (FR), dove i medici le pronosticarono solo due giorni di vita. Il disegno di Dio però era ben altro. All'età di 21 anni e 7 mesi circa, iniziò la crocifiggente via crucis di Vincenzina che si protrarrà per ben 33 anni, resterà a letto, in una molteplicità ed intensità di sofferenze fino al 17 marzo 1981. Unico suo conforto era Gesù eucaristia che un padre francescano, del locale convento, le portava spesso. Sentiva, infatti, che senza un aiuto particolare, non avrebbe potuto sostenere tanto dolore: «Espressi questo desiderio e mi portavano Gesù ogni mattina» e col crescere del male sentiva più rassegnazione e il male lo accettava con più amore. In questo periodo le prove erano tante, ma in mezzo a queste lotte c'era una cosa sola che non si spegneva mai: Il desiderio vivo di soffrire per Gesù per le anime Delle prime tappe del suo percorso interiore scrive: «Non ardivo di pregare Gesù direttamente perché mi vedevo tanto indegna ed allora lo pregavo e gli offrivo le mie pene sempre per mezzo della Mamma Celeste e dei santi che avevo come miei protettori: ugualmente facevo se dovevo chiedere qualche grazia per me o per gli altri». Ma un giorno Gesù le fece capire che non doveva usare più intermediari e le chiese di pregarlo direttamente e con più confidenza. Dirà al suo confessore: «Fu questa la prima volta che ebbi un'intimità con Lui». Intanto cominciò avvertire un desiderio nuovo ed insistente: offrirsi vittima per espiare i peccati dell'umanità e per la gloria di Gesù. Così nei momenti di strazio più forte prese a ripetere con ardore la sua offerta chiedendo la grazia di poter versare fino all'ultima stilla del suo sangue, come Gesù l'aveva versato sul calvario per lei e per il mondo intero. Nel 1948, in occasione della festa di sant'Antonio da Padova, i superiori accolsero il suo vivo desiderio di diventare figlia di S. Francesco, e l'ammisero alla professione nel Terz'Ordine secolare. Associata alla famiglia francescana Vincenzina fece sua la spiritualità del Santo di Assisi e ne interpretò in pieno lo slancio d'amore per Dio e per i fratelli: «L'ardente e dolcissima forza del tuo amore, rapisca ti prego Signore l'anima mia da tutte le cose terrene, affinché io muoia per amore dell'amor tuo, come Tu ti sei degnato di morire per amore dell'amor mio! (San Francesco d'Assisi). Negli anni successivi Vincenzina perfezionò la sua consacrazione religiosa entrando a far parte dell'Istituto secolare "Pia Famiglia Francescana", fondato dal Servo di Dio Padre Ireneo Mazzotti, ofm. In questo ambiente spirituale poté attuare in maniera straordinaria il carisma specifico dell'Istituto e cioè "vivere la vita di unione con Dio, nella cella dell'anima, in mezzo al mondo". Se, infatti, l'infermità la costringeva in un letto di dolore, nulla poteva impedire alla sua anima di spaziare verso l'esperienza inesauribile dell'amore di Dio. Vincenzina, fu prudentemente guidata nel corso della sua vita da saggi direttori spirituali, tra cui Padre Enrico Jacovitti, ofm. In obbedienza ad essi scrisse alcune note spirituali che fanno luce sulla sua singolare vita interiore rischiarata da singolari segni di partecipazione alla passione di Gesù. Tuttavia, nella sua umiltà, Vincenzina pregò il suo "Sposo" che nulla apparisse all'esterno di quanto sperimentava nell'intimo. Le fu allora evidente che i dolori della malattia le erano stati dati quasi come dono, per nascondere agli occhi del mondo la sua dolorosa unione al Crocifisso. «Il Signore fa bene le cose», confidava al confessore, alludendo a quel modo di agire di Dio in lei. Dopo una passione lunga 33 anni, Vincenzina si addormento serenamente nel Signore il 17 marzo 1981, amorosamente accudita dai familiari, nella silenziosa intimità della sua casa.

Le sue spoglie mortali riposano nel cimitero di Balsorano (AQ). La sua memoria è rimasta in benedizione tra quanti l'hanno conosciuta ed amata.

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